Associazionismo (e media)
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Autore: Carlo Tagliabue
Fenomeno tra i più interessanti e caratteristici della realtà italiana, l’a. esercita un ruolo fondamentale nel rendere vitale il tessuto connettivo di un Paese, intervenendo, con le sue organizzazioni di base, in ogni settore della società: da quello culturale a quello politico, da quello sindacale a quello del volontariato, ecc. In modo particolare, nel campo dei media, l’a. ha avuto una spinta propulsiva notevole a partire dall’ultimo dopoguerra, quando, sia da parte del mondo ecclesiale che di quello politico, si è rivolta una attenzione del tutto specifica al fenomeno della comunicazione sociale. Basterebbe pensare, ad esempio, alla realtà dei cinecircoli, raccolti in diverse associazioni nazionali di varia ispirazione ideologica, ancora oggi operanti attivamente, attorno ai quali si aggrega un notevole numero di spettatori.
C’è da rilevare che tale fenomeno è quanto mai vario e sfaccettato, comprendendo associazioni di categoria, di persone (come, ad esempio, genitori o insegnanti), di professionisti, che si organizzano, in genere, per difendere, tutelare o proporre alle istituzioni orientamenti, problemi, linee di intervento educative, programmatiche, politiche, a salvaguardia o a sostegno della specifica attività in cui ogni realtà aggregante è impegnata. Potremmo dire che l’a. nel campo dei media svolge, in qualche modo, la stessa funzione delle varie organizzazioni nate per la difesa del consumatore; solo che, in questo caso, il soggetto da tutelare è un consumatore di strumenti di comunicazione, in modo particolare di quelli audiovisivi, considerati particolarmente potenti nel condizionare i gusti, la mentalità, la cultura degli spettatori, soprattutto di quelli più deboli come i bambini e i ragazzi.
Nonostante tale realtà costituisca una presenza indiscutibile, non sempre le viene riservata dai media stessi la dovuta attenzione. In genere, le poche volte che qualche iniziativa delle associazioni viene menzionata dalla stampa o dalla televisione è per enfatizzare il dato della protesta, piuttosto che quello propositivo o di reale intervento culturale: l’a. dei genitori che si schiera contro la programmazione televisiva in prima serata di un film ritenuto non adatto per un pubblico giovanile, oppure le associazioni di ispirazione cristiana che intervengono contro un’opera giudicata offensiva per i valori religiosi. In altri termini, l’interesse dei media nei confronti dell’a. che li riguarda più da vicino sembra essere solo strumentale e certamente non orientato a recepire quanto di valido tale realtà rappresenta. Un motivo in più, questo, per giustificare una presenza necessaria per tutelare il comune utente contro quello che è stato definito lo strapotere dei media. La gamma delle sigle in questo ambito è piuttosto estesa e costituirebbe un’impresa non da poco poterle catalogare tutte. Tanto più che, accanto alle associazioni di rilevanza nazionale, ve ne sono moltissime a livello regionale o locale, altrettanto attive e valide.
C’è da sottolineare, comunque, che lo spessore di tale realtà e il lavoro da essa svolto sono un segno inconfondibile di un interesse e di una sensibilità sempre vivi da parte degli spettatori, o fruitori dei media in genere, che si sentono personalmente impegnati nella difesa di ideali o valori ritenuti fondamentali.
C’è da rilevare che tale fenomeno è quanto mai vario e sfaccettato, comprendendo associazioni di categoria, di persone (come, ad esempio, genitori o insegnanti), di professionisti, che si organizzano, in genere, per difendere, tutelare o proporre alle istituzioni orientamenti, problemi, linee di intervento educative, programmatiche, politiche, a salvaguardia o a sostegno della specifica attività in cui ogni realtà aggregante è impegnata. Potremmo dire che l’a. nel campo dei media svolge, in qualche modo, la stessa funzione delle varie organizzazioni nate per la difesa del consumatore; solo che, in questo caso, il soggetto da tutelare è un consumatore di strumenti di comunicazione, in modo particolare di quelli audiovisivi, considerati particolarmente potenti nel condizionare i gusti, la mentalità, la cultura degli spettatori, soprattutto di quelli più deboli come i bambini e i ragazzi.
Nonostante tale realtà costituisca una presenza indiscutibile, non sempre le viene riservata dai media stessi la dovuta attenzione. In genere, le poche volte che qualche iniziativa delle associazioni viene menzionata dalla stampa o dalla televisione è per enfatizzare il dato della protesta, piuttosto che quello propositivo o di reale intervento culturale: l’a. dei genitori che si schiera contro la programmazione televisiva in prima serata di un film ritenuto non adatto per un pubblico giovanile, oppure le associazioni di ispirazione cristiana che intervengono contro un’opera giudicata offensiva per i valori religiosi. In altri termini, l’interesse dei media nei confronti dell’a. che li riguarda più da vicino sembra essere solo strumentale e certamente non orientato a recepire quanto di valido tale realtà rappresenta. Un motivo in più, questo, per giustificare una presenza necessaria per tutelare il comune utente contro quello che è stato definito lo strapotere dei media. La gamma delle sigle in questo ambito è piuttosto estesa e costituirebbe un’impresa non da poco poterle catalogare tutte. Tanto più che, accanto alle associazioni di rilevanza nazionale, ve ne sono moltissime a livello regionale o locale, altrettanto attive e valide.
C’è da sottolineare, comunque, che lo spessore di tale realtà e il lavoro da essa svolto sono un segno inconfondibile di un interesse e di una sensibilità sempre vivi da parte degli spettatori, o fruitori dei media in genere, che si sentono personalmente impegnati nella difesa di ideali o valori ritenuti fondamentali.
C. Tagliabue
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Come citare questa voce
Tagliabue Carlo , Associazionismo (e media), in Franco LEVER - Pier Cesare RIVOLTELLA - Adriano ZANACCHI (edd.), La comunicazione. Dizionario di scienze e tecniche, www.lacomunicazione.it (21/11/2024).
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